Non so come facevo a guidare tanta era la rabbia che avevo dentro. Come avevi potuto farmi questo? Lasciarmi trattare come una puttana da quella stronza di tua madre.
Mi voltai per dirtene quattro ma appena vidi la tua faccia cambiai idea. Esprimeva odio puro e credimi non ebbi proprio il coraggio di aprire bocca.
Così, come spesso accadeva con te, rimanemmo in silenzio e il viaggio sembrava non finire mai.
"Lasciami alla stanza, ti prego, voglio restare solo, ho bisogno di suonare". Avevi una voce fredda come il ghiaccio.
Io soffrivo in silenzio, il mio orgoglio mi impediva di aprire bocca. Mi fermai davanti al nostro scantinato e tu scendesti al volo senza neanche dire ciao.
"Che maledetto stronzo" pensai, poi ingranai la prima e partii facendo fischiare le ruote della mia vecchia.
Tornando a casa piansi tutte le lacrime del mondo. Infilai la chiave nella serratura: speravo tanto che ci fosse qualcuno.
Angelo e Gaetano mi accolsero tra le loro braccia e senza chiedermi niente piansero insieme a me.
"Tesoro riprendi fiato e raccontaci cosa ti è successo, devi stare calma, sennò il piccolo lì dentro si preoccupa". Gaetano mi parlava dolcemente tenendomi la mano. Angelo si soffiava il naso rumorosamente.
Dissi loro dell'incontro con tua madre e che la mia disperazione non era per come mi aveva trattato lei ma per come lo stavi facendo tu.
Concordarono con me che ti stavi comportando da stronzo.

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