Il concerto era stato un successo, c'era tanta di quella gente e tutti si spingevano per parlarti, per salutarti. Ma tu avevi lo sguardo perso nel vuoto: non parlavi, non ti muovevi.
"Marco mi sento male" riuscii a malapena a sussurrare e sentii le tue braccia che mi sorreggevano, poi il buio. Al risveglio ero distesa su un divanetto con molte facce intorno, amiche per fortuna. Ma io cercavo solo te, volevo solo te".
"Dov'è Marco?", chiesi alla Carlotta che era accanto a me e mi guardava con aria preoccupata. Ma subito ti vidi arrivare con un bicchiere d'acqua in mano.
"Cosa mi è successo?" ti domandai, mi guardavi e dolcemente accarezzavi i miei capelli.
"Sei svenuta amore e mi hai fatto spaventare a morte. Come ti senti?" dicesti.
Mi faceva tanto piacere vederti in ansia per me, però non avevi ancora accennato al piccolo.
Poi mi prendesti le mani tra le tue e mi chiedesti con una faccia seria seria:
"Davvero aspettiamo un figlio?"
Io ti risposi di si, che era vero, che era un maschietto e che mi sarebbe tanto piaciuto chiamarlo Marco, come te.

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