Non dimenticherò mai l'espressione arcigna della faccia di tua madre quando entrammo nell'immensa sala dove lei leggeva:
"Ciao ma' come stai, lei è Anna, la mia fidanzata."dicesti.
"E' molto carina, ma che fine a fatto l'ultima che hai portato? Come si chiamava? Gessica?" rispose lei ironicamente.
Io rimasi immobile in piedi zitta, ma dentro stavo per esplodere.
Allora tu molto imbarazzato prendesti la mia mano e ci sedemmo su un lussuoso divano.
Leggesti nel mio sguardo la riconoscenza per esserti preso cura di me in quel momento.
Quindi l'arpia prosegui: "non crederai mica di fermarti a pranzo senza prima avvertire, lo sai che lo chef odia dover cambiare il menù."
"Non ti preoccupare non avevamo nessuna intenzione di fermarci a pranzo." Dicesti, "siamo solo passati di qui per dare una notizia a te e a papa".
"Tuo padre è nel suo studio, vado a chiamarlo." E se ne uscì tutta impettita e indispettita. Lo sai che era alta quanto te: una famiglia di giganti, pensai.
Appena tuo padre fece il suo ingresso lessi la felicità nei vostri occhi: si capiva che eravate molto contenti di riabbrcciarvi.
Lui con me fu estremamente cortese, anche se formale, mi strinse la mano dopo che ci avevi presentati e mi chiese che studi facevo all'università.
A un certo punto ci alzammo dal divano e insieme pronunciammo le parole magiche: "aspettiamo un bambino".
Tua madre prima divenne paonazza, poi sbiancò e svenne tra le braccia del marito: una vera scena madre.
Quando si riprese noi tre stavamo chiacchierando amabilmente.
Lui ci diceva di non preoccuparci per lei, e indicava la moglie, che era sempre così melodrammatica.
Ma appena la signora, circondata dalla servitù, ebbe ripreso conoscenza ci comunicò strillando che lei non avrebbe voluto sapere niente ne di noi ne di nostro figlio.
Avevi il volto contratto dalla rabbia quando afferrasti la mia mano e uscimmo di corsa sotto la pioggia battente, lontano da quella maledetta casa.

Nessun commento:
Posta un commento