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lunedì 7 febbraio 2011

Il tatuaggio segreto

Avevo visto solo una volta il tatuaggio di Sara e di sfuggita mentre faceva la doccia. Mi pare che raffigurasse una rosa con delle gocce di sangue. Il colore rosso era molto acceso. La mia curiosità  nei suoi confronti era aumentata da quando la nostra comune amica me ne aveva parlato; solo che io e Sara uscivamo insieme da pochi giorni ed eravamo ancora due estranei. Cioè lei e la sua storia erano avvolti in un alone di  mistero: credo sia stato quello all'inizio il motivo per cui ero così ossessionato da lei.
Questa amica mi aveva raccontato che al ritorno da un viaggio in Messico Sara era molto cambiata, la sua solare allegria e l'energia irrefrenabile erano state annullate da un perenne sguardo di una tristezza infinita.
"Ho visto cose che mai avrei creduto di poter vedere" le aveva detto risolutamente " e ne porterò per sempre il segno".
Si era alzata la maglia e su un fianco all'altezza dell'inguine aveva mostrato il suo marchio: una rosa di un rosso carminio intenso e brillante con delle gocce come di rugiada, ma rosse di sangue.
C'era stato qualcosa che aveva sconvolto la mente della nostra comune amica: insisteva nell'affermare che il tatuaggio di Sara era "vivo".
Cosa intendesse dire non mi fu chiaro fino a quando non ebbi modo di subirne io stesso le fatali conseguenze.
Invitai Sara a cena a casa mia, avevo cucinato il pesce, benino tra l'altro, e lo avevamo annaffiato con un paio di bottiglie di vino bianco ghiacciato.
Sara sembrava tranquilla e rilassata: in effetti aveva anche bevuto la maggior parte del vino.
Ci sedemmo sul divano e mi disse che era stata in Messico, che era stato il suo primo viaggio da sola e senza agenzie.
Raggiunta Città del Messico in aereo aveva proseguito in pullman verso una piccola cittadina dove un anno prima aveva adottato un bambino a distanza.
L'associazione presso la quale aveva fatto l'adozione l'aveva invitata a visitare la famiglia cui dava un supporto mensile e lei aveva accettato.
Appena giunta presso la sede dell'associazione l'avevano portata con una specie di jeep fino al villaggio dove viveva il bambino, e si era fermata qualche giorno lì con loro.
il capo del piccolo villaggio, un uomo anziano con grandi tatuaggi nel viso e nelle braccia, l' aveva accolta con molte onoreficienze e l' aveva sistemata in una "cabagna", casetta fatta di legno e fronde di palma, poco distante dalla propria. 
Durante la notte aveva sentito dei passi che andavano e venivano dalla casa del capo, poi dolcemente si era addormentata, cullata da una nenia cantata in lontananza.
Il mattino dopo si era svegliata molto presto e aveva camminato un po': man mano che incontrava gli abitanti notava che ognuno portava addosso dei bellissimi tatuaggi colorati, che prevalentemente rappresentavano animali.
 Vide passare tigri, serpenti e pantere ed erano così belli e così nitidi che sembravano reali.
Venne a sapere da alcune donne del villaggio che il capo tribù era un potente sciamano: era lui che eseguiva quei meravigliosi lavori sulla pelle. 
I tatuaggi che lui eseguiva erano amuleti per proteggere il suo popolo dagli spiriti del male: portatori di disgrazie e malattie.
I passi che aveva sentito durante la notte erano quelli degli abitanti che andavano a turno a farsi tatuare.
Sara chiese di essere tatuata la notte successiva e rimase in trepidante attesa per tutto il giorno: lo sciamano le aveva detto di non pensare al tatuaggio perchè il disegno sarebbe apparso sulla sua pelle direttamente dalla bacchetta intinta nel colore.
A questo punto della storia fece una pausa e mi guardò con i suoi grandi occhi neri, poi alzo la maglia e abbassò un poco i pantaloni sul fianco sinistro: non potevo credere ai miei occhi.
Lì davanti a me una rosa rossa e lucida pulsava palpitante e grondante di sangue, che sembrava scendere in gocce sulla sua pelle.
Mi stropicciai gli occhi più e più volte, credendo che fosse colpa del vino,  ma lei rimaneva ferma immobile e continuava a mostrarmi il fianco.
Poi  parlò: "Questo fiore è il mio cuore, quando piange e le lacrime mi bruciano la pelle vuol dire che sta accadendo qualcosa di brutto. Lo sciamano mi disse che avevo il dono della preveggenza e che il disegno rappresentava il mio dono."
L'aria si era fatta pesante, mi avvicinai alla finestra e la aprii per respirare. Mi sentivo soffocare.
Vidi il lampeggiante della Polizia e la loro macchina che si avvicinava a casa mia.
Per istinto scesi le scale e mi avvicinai.
"Scusi" disse uno dei due poliziotti scendendo dall'auto "è successo un incidente molto grave, stiamo cercando il signor "De Luca Gianni."
"Si sono io" risposi.

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