Non una parola tra di noi mentre camminavamo, io volevo dire tante cose e stavo zitta tu eri molto sulle tue, eri serio. Eppure fino a poco prima facevi il cretino con la bionda.
"Facciamo un giro in macchina?" ti chiesi.
"Tu ce l'hai una casa?" Mi chiedesti a bruciapelo. "Perchè sai io non ce l'ho, per ora almeno".
"Beh io una casa mia non ce l'ho, vivo in affitto con altri due amici del'università. Loro sono fidanzati e dividono una camera e io ho una camerina piccola, ma tutta per me."
"Mi ci porti?" Me lo chiedesti come un bambino che chiede un gelato ad una madre severa.
"Si" risposi io.
Appena arrivati a casa Angelo e Gaetano stavano cucinando e discutevano animatamente tra un bacio ed una toccata di culo se nelle melanzane alla parmigiana ci andava messa la mozzarella.
Erano molto carini i miei due coinquilini gay mi trattavano come una principessa, spesso piangevano insieme a me, quando ero triste e depressa, ed erano due veri e cari amici.
Entrasti in cucina come un adone e i miei due vecchi volponi mi fecero l'occhiolino alzando il pollice della mano. "Lo so è un gran fico" gli sussurrai all'orecchio, mentre eri andato un attimo in bagno.
Organizzammo una bella cenetta: tu eri al centro dell'attenzione e facevi il buffone. Io più ti guardavo muoverti, parlare, sorridermi con quello sguardo assassino e più mi perdevo dentro di te.
Alla fine eravamo tutti e quattro molto ubriachi e ci trascinammo a vicenda verso le nostre stanze.
Continua...
Post del 25.01.2011 ore 22.09
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