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sabato 12 febbraio 2011

AMORE E ALTRE COSE - Capitolo II - sesta puntata.

Arrivammo a casa dei tuoi un pomeriggio che pioveva, durante tutto il viaggio ci rivolgemmo a malapena la parola. Io ero molto preoccupata e questo si vedeva da come guidavo, un po' a scossoni. Tu però non mi dicevi nulla e continuavi a guardare la strada in silenzio.
Apristi bocca solo per dirmi quali direzioni prendere e alla fine giungemmo alla dimora avita.
Era una casa, anzi una villa davvero imponente. Le mura di pietra che la circondavano erano alte e grosse, come quelle di una fortezza, all'interno c'era un immenso giardino ossessivamente curato da non sapevo ancora chi. L'ansia che già pervadeva il mio animo divenne timore. Ti presi per un braccio e dissi: " Ma perchè non me ne avevi mai parlato? Perchè?"    
"Credevo che potesse cambiare le cose tra noi."  e abbassasti lo sguardo.
"Io non mai dato a nessuno l'impressione di essere avida di soldi, per me te li puoi fottere tutti in culo, che stronzo." risposi stizzita. Il mio cuore era salito a mille e mi sentivo avvampare il viso.
"Quindi il bel vagabondo che vive di canzoni e viaggia in autostop era solo una presa per il culo?" Dovevo essere rossa fino alla radice dei capelli.
"Ti sbagli Anna io sono esattamente il ragazzo che conosci, io non sono come loro" diceva indicando la mega villa.
"Fuggii da questo mausoleo quando avevo solo diciassette anni, sono stato qualche anno da mia sorella a Londra e poi eccomi qua insieme a te."
Mentre parlavi mi avevi preso il viso tra le mani e lo baciavi tutto e poi mi mordicchiavi le orecchie dicendomi che eri pazzo di me.
Insomma arrivammo davanti al cancello e questo si aprì automaticamente, oltrepassammo il giardino e appena giunti al portone anche questo si apriì, come per magia apparve una piccola ragazza filippina in "livrea": "Buongiolno signolino Marco, sua madle attende in salotto" e giù inchini a non  finire.
La madre di Marco era davvero imponente come la casa ed aveva il potere di far stare sulle spine chiunque. Era proprio la sua specialità, solo che io allora non mi potevo difendere.


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